01/01/09

Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi




Quando si pensa ai morti di mafia la mente corre il 90% delle volte a Falcone, Borsellino e a Dalla Chiesa, ma vi sono molti altri martiri, molte altri uomini che si sono opposti alla "piovra" o "montagna di merda" che dir si voglia.
Ma pochi ebbero il coraggio e la coerenza di Peppino Impastato, pochi ebbero il coraggio di essere una ginestra in mezzo alla sciara.
Il perchè?
Peppino nasce nel 1948 a Cinisi, uno di quei paesini sperduti in mezzo alla calura siciliana, dove d'estate l'aria diventa cosi rarefatta che respirare diventa una fatica.
Peppino non nasce in un ambiente facile, nasce in una famiglia in cui il padre era un mafioso, lo zio anche, l'altro zio anche, il cognato del padre anche ecc ecc.
Peppino però cresce "tranquillo" finché non compie 15 anni.
A quell'epoca il cognato del padre viene fatto salate in aria con la sua giulietta che era stata imbottita di tritolo.
Alla notizia Peppino, che di certo non era un insensibile, chiese allo zio "ma cosa si prova?" ed lo zio "sono attimi".
Quello stesso anno Peppino rompe con il padre, con la famiglia, viene buttato fuori di casa e inizia la sua personale battaglia contro "la montagna di merda".
Si iscrive al partito socialista, combatte con i contadini espropriati delle loro terre per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo, arriva anche a fondare una radio autofinanziata chiamata "Radio Aut" nella quale fà nomi e cognomi di importanti e pericolosi Boss mafiosi, non ultimo Tano Badalamenti, e denuncia tutti gli "ntrallazzi" (parola siciliana per malaffari) presenti nel territorio di Cinisi.
Ma era una lotta impari, abbandonato da tutto e da tutti era un uomo contro un mostro,un uomo che era quasi sul punto di vincere una importante battaglia, (stava per farsi eleggere alle elezioni comunali sotto Democrazia Proletaria) quando una notte, uscendo dalla sua radio, venne aggredito, e fatto salrare in aria, per farlo sembrare un terrorista.
Anche nella morte Peppino non trovò pace, la sua morte fu insabbiata come un atto terroristico di sinistra fallito (erano gli anni di piombo, di Aldo Moro e delle bombe di estram destra e sinistra), e nessuno se ne occupò più.
Solo nel 2001 (dopo infiniti corte, processi intimidazioni e assoluzioni) il mandante dell'assassinio (Tano Badalamenti) e l'esecutore (Vito Palazzolo) vennerò condannati rispettivamente all'ergastolo e a 30 anni.
Ma forse l'anima di Peppino come quella di tutto il popolo siciliano non troveranno pace finché la montagna di merda non sarà sparita dalla faccia della terra...

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